mercoledì 16 agosto 2017

Piazza Lanza, i detenuti aderiscono al Satyagraha promosso dal Partito Radicale

Piazza Lanza, detenuti aderiscono a Satyagraha radicale: tre giorni di digiuno per l’attuazione della riforma dell’ordinamento penitenziario
Il 15 agosto una delegazione del Partito Radicale composta da Gianmarco Ciccarelli, Donatella Corleo, Giulia Cumitini, Luigi Recupero ed Eliana Verzì si è recata in visita presso la Casa circondariale di Catania Piazza Lanza per verificare le condizioni di detenzione e incontrare la popolazione detenuta, che ha comunicato di aver aderito in massa al Satyagraha promosso dal Partito Radicale per chiedere al Governo di emanare entro l’estate i decreti delegati di attuazione della riforma dell’ordinamento penitenziario. I detenuti del carcere di piazza Lanza hanno deciso di praticare tre giorni di sciopero della fame (16, 17 e 18 agosto) e di devolvere alla Caritas il vitto fornito dall’amministrazione penitenziaria. Sono migliaia, in tutta Italia, i detenuti che in questi giorni osservano il digiuno con l’obiettivo di sollecitare il ministro della Giustizia ad esercitare senza indugio la delega attribuita dal Parlamento in materia penitenziaria. 
Il carcere di Piazza Lanza continua ad essere un istituto gravemente sovraffollato, sebbene negli ultimi anni la situazione sia notevolmente migliorata sia sotto il profilo della pressione detentiva sia dal punto di vista delle condizioni strutturali.
Alla data del 15 agosto 2017 i detenuti presenti sono 350 a fronte di una capienza regolamentare di 253 posti, con un affollamento del 138%. Si tratta di un affollamento strutturale della struttura che anzi in questo periodo è relativamente deflazionata a causa del rallentamento delle attività del tribunale. Al 31 gennaio 2017 l’affollamento arrivava addirittura al 147%, il più alto di tutta la Sicilia. 331 detenuti sono uomini mentre le donne recluse sono soltanto 19. I detenuti stranieri sono 84. Con riferimento alla posizione giuridica, sono 76 i detenuti che scontano una condanna definitiva mentre 274 sono in attesa di giudizio. Sono 41 i detenuti tossicodipendenti e altrettanti affetti da patologie di tipo psichiatrico.
Fra le criticità rilevate, oltre al sovraffollamento, la persistente carenza di organico del corpo di polizia penitenziaria, che può contare su 234 agenti effettivamente in servizio a fronte di una pianta organica che ne prevede 395. Sotto organico anche gli educatori, soltanto 3 in luogo dei 6 previsti. Per i detenuti stranieri non è disponibile la figura del mediatore culturale. Sono soltanto 59 i detenuti impiegati in attività lavorative, tutti alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria.
Con riferimento all’assistenza sanitaria, oggi di competenza del servizio sanitario regionale, si segnalano ritardi e carenze che, in alcuni casi, rischiano di comprimere seriamente il diritto alla salute delle persone recluse.
Il rapporto fra i detenuti e gli agenti di polizia penitenziaria è molto buono. Il clima all’interno del penitenziario è sereno e ciò si deve in primo luogo alla professionalità della direttrice dott.ssa Elisabetta Zito e della comandante di polizia penitenziaria dott.ssa Simona Verborosso, nonché alla maturità della popolazione detenuta che, ancora una volta, ha scelto di utilizzare il metodo della nonviolenza per porre all’attenzione della politica e dell’opinione pubblica le proprie legittime istanze e rivendicazioni di diritti.