venerdì 10 giugno 2011

Amnistia, domani sit-in davanti al carcere di Siracusa



Dopo le manifestazioni del 2 giugno davanti agli istituti di pena di Roma, Palermo, Bologna, Salerno e Genova, si svolgerà sabato 11 giugno a Siracusa, davanti ai cancelli della casa circondariale di Contrada Cavadonna a partire dalle ore 12.00, un sit-in per l’amnistia, a sostegno della lotta nonviolenta di Marco Pannella, in sciopero della fame dal 20 aprile “perché l’Italia torni a potere in qualche misura essere considerata una democrazia”.
Sono oltre diecimila, fino ad ora, le persone che hanno scelto di affiancare Pannella con lo sciopero della fame: detenuti e loro familiari, avvocati penalisti, agenti di polizia penitenziaria, direttori di carcere, volontari, psicologi carcerari, oltre ad esponenti radicali e comuni cittadini.
Nel carcere di Siracusa si sono uniti al digiuno i detenuti del primo e del terzo piano. L’istituto di Contrada Cavadonna, così come la quasi totalità dei penitenziari italiani, è una realtà assolutamente fuori dal diritto e dalla legalità internazionale. Il 22 maggio scorso, quando una delegazione radicale guidata dall’on. Rita Bernardini ha effettuato una visita all’interno della struttura, erano presenti 575 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 309 posti. La situazione ormai è insostenibile anche per gli agenti di polizia penitenziaria, privi di mezzi e con un organico gravemente sottodimensionato.

Interrogazione parlamentare presentata dalla deputata radicale Rita Bernardini dopo la visita ispettiva all’interno del carcere di Siracusa

Dichiarazione di Gianmarco Ciccarelli (Gruppo Carceri di Radicali Italiani):

“Con Tiziana Greco e altri familiari di persone detenute, manifesteremo domani mattina davanti al carcere di Siracusa per sottolineare le condizioni intollerabili in cui è costretta a vivere e ad operare l’intera comunità penitenziaria, e per sostenere la lotta nonviolenta in corso per l’amnistia. La situazione ormai è al collasso, a Siracusa come altrove: le carceri sono discariche sociali, luoghi di disperazione - per di più illegali - senza alcuna finalità rieducativa. Non vogliamo essere complici inerti della strage di legalità che ogni giorno si consuma dietro le sbarre, e per questo chiediamo al Parlamento di assumersi la responsabilità di approvare un provvedimento di amnistia. Un’amnistia legale, ai sensi dell’art. 79 della Costituzione: una cosa ben diversa dall’amnistia strisciante che c’è oggi, rappresentata dalle 170.000 prescrizioni ogni anno, riservata soltanto a chi può permettersi un bravo avvocato...”