Documento
dell'associazione Radicali Catania sulla morte di Nicola Sparti nel carcere di
Giarre (CT) il 25 aprile.
Quella del giovane Nicola
Sparti è l'ennesima morte in carcere che poteva - e doveva - essere evitata!
Ci chiediamo perché
Sparti si trovava ancora ristretto in carcere se i medici - come ha
dichiarato il provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria - avevano certificato per ben due volte che le
sue condizioni di salute non erano compatibili con il regime carcerario? Le
condizioni carcerarie denunciate dal suo avv. Enzo Merlino e dal medico legale
Edoardo Tusa - intervistati da Sergio Scandura di Radio
Radicale - prefigurano
purtroppo il classico caso nel quale nessuno risulterà responsabile.
Segnaliamo che le
condizioni di degrado e di abbandono del carcere di Giarre sono state
dettagliatamente descritte nell'interrogazione
parlamentare presentata da Rita
Bernardini dopo una visita a sorpresa effettuata il 3 aprile 2011; in questa
interrogazione (a cui i ministri interrogati non hanno fornito alcuna risposta)
vengono sottolineate le gravissime criticità dell'istituto in particolare sotto
il profilo dell'assistenza sanitaria e della carenza di agenti di polizia
penitenziaria, nonché in relazione al ruolo e ai ritardi della magistratura di
sorveglianza.
L'associazione Radicali Catania si
'limita' a denunciare che, nel complessivo degrado della condizione delle
carceri in Italia, la Sicilia è appesantita da fatti politici che aggravano
ulteriormente il grado di afflizione cui sono sottoposti i detenuti nell'isola.
Nel caso di Nicola Sparti,
quarantacinquesimo decesso in carcere dall’inizio
del 2014, riteniamo molto probabile che siano intervenute, perlomeno come
concause, almeno le seguenti inadempienze specificamente imputabili alla
Regione:
- mancato
completamento del passaggio delle competenze della sanità carceraria dall'amministrazione
penitenziaria alle ASP (competenza regionale). E' emerso che Sparti si trovasse
in cella collegato ad un ventilatore polmonare che lo costringeva a dormire
appoggiato su di un tavolo perché non era collegabile al letto. Chiediamo, chi
ne aveva la responsabilità medica?
- mancata
nomina da oltre sette mesi del Garante dei detenuti per la Sicilia. Il fatto è
tanto più grave in quanto l'ufficio del Garante dipende direttamente dalla
presidenza della regione Sicilia. Un efficiente ufficio del Garante avrebbe
potuto dare migliore interazione con il magistrato di sorveglianza per
condizioni di detenzione più adeguate come i domiciliari richiesti dai
familiari. Ciò, sebbene, in questo caso, la difesa sembra aver esperito ogni
possibile mezzo legale come la sospensione della pena o in subordine, la
detenzione domiciliare.
Radicali Catania
esprime piena solidarietà ai familiari di Nicola Spartì.
Indipendentemente dal fatto specifico però, anche solo le due menzionate inadempienze sono foriere di altre morti evitabili nelle carceri siciliane.
Chiediamo:
- Che
venga pienamente completato il passaggio della sanità penitenziaria alla
competenza regionale (ASP) incrementando i livelli di assistenza. Troppe volte,
purtroppo non solo in carcere, non vengono garantiti i Livelli Essenziali di
Assistenza (LEA) e questo caso sembra proprio uno di quelli.
- Che venga ricostituita un'autorevole figura del garante regionale dei detenuti, oggi sminuita in carica onorifica inadeguata alla funzione, e che, a tale carica, venga nominata persona di comprovato indipendente impegno nella denuncia delle attuali degradanti condizioni delle carceri siciliane. Ciò anche perché, allo stato, esiste un ufficio del Garante che ci risulta consti di circa 15 dipendenti con tanto di dirigente ma che privo di alcuna guida politica è sostanzialmente paralizzato nelle proprie attività. Se tarda la nomina del garante, vorremmo sommessamente suggerire di chiudere l'ufficio e di trasferire tale qualificato personale ad altre mansioni. Ad esempio, nella rinnovata sanità penitenziaria regionale.
- Che venga ricostituita un'autorevole figura del garante regionale dei detenuti, oggi sminuita in carica onorifica inadeguata alla funzione, e che, a tale carica, venga nominata persona di comprovato indipendente impegno nella denuncia delle attuali degradanti condizioni delle carceri siciliane. Ciò anche perché, allo stato, esiste un ufficio del Garante che ci risulta consti di circa 15 dipendenti con tanto di dirigente ma che privo di alcuna guida politica è sostanzialmente paralizzato nelle proprie attività. Se tarda la nomina del garante, vorremmo sommessamente suggerire di chiudere l'ufficio e di trasferire tale qualificato personale ad altre mansioni. Ad esempio, nella rinnovata sanità penitenziaria regionale.
L'associazione
Radicali Catania denuncia, in base ad informazioni raccolte direttamente, il
persistere, in pressocché tutte le carceri siciliane, di condizioni detentive
inumane e degradanti, e non sola per la violazione del limte di spazio di tre
metri per detenuto, già di per sé tortura. Soprattutto per la mancata
implementazione di misure atte a favorire il reinserimento dei detenuti
(assoluta mancanza della funzione rieducativa della pena) e tutte quelle altre
misure che possano concorrere ad una espiazione che non sia tortura. Eppure
tutte le ricerche mostrano che la recidiva criminale varia notevolmente a
seconda delle condizioni di detenzione e delle possibilità rieducative offerte.
Radicali Catania
aspira a un sistema di sanzionamento penale nel quale la detenzione
penitenziaria sia realmente residuale nel sistema della pena, sufficiente a
mettere in condizioni di non nuocere il minor tempo possibile chi si trovi in
uno stato di pericolosità per gl'altri.