La delegazione è
stata ricevuta e accompagnata nella visita dal direttore
dell’istituto dott. Giovanni Rizza, dal comandante facente funzione
dott. Giovanni Guddè e dal responsabile dell’area educativa dott.
Maurizio Battaglia.
I
detenuti attualmente presenti nel carcere di Catania Bicocca sono
192;
il numero dei detenuti presenti, secondo quanto riferito, è
destinato a crescere di alcune decine di unità al termine del
periodo delle festività natalizie, in concomitanza con la ripresa
dell’attività processuale che si svolge nell’aula bunker del
penitenziario. La
capienza regolamentare è di 138 posti. Il carcere, dunque, si
presenta sovraffollato.
Nelle celle, tutte di circa 10 mq (pensate originariamente per
ospitare un detenuto), sono generalmente reclusi 2 detenuti in un
letto a castello; in alcuni casi — rari e comunque temporanei,
secondo quanto riferito anche da alcuni detenuti – vengono
alloggiate tre persone montando il terzo piano del letto a castello.
L’istituto
si articola in due sezioni identiche, ciascuna sviluppata su due
piani. Le condizioni strutturali degli ambienti detentivi sono
mediocri, con infiltrazioni di umidità sia nelle celle che nei
corridoi. Nella
seconda sezione
(detta anche padiglione destro) le
docce sono esterne alle celle, in violazione del Regolamento
penitenziario
del
2000,
tuttavia si riesce a garantire almeno una doccia giornaliera e
l'acqua calda, specie dopo la recente attivazione del nuovo impianto
solare termico viene erogata tutto il giorno.
Il
carcere di Bicocca è un penitenziario di Alta Sicurezza, che ospita
quasi esclusivamente detenuti condannati o imputati per reati
riconducibili all’associazione di tipo mafioso. I
detenuti in regime di Alta Sicurezza sono 181, i detenuti comuni
(media sicurezza) sono 7; sono presenti, inoltre, 4 collaboratori di
giustizia.
Con riferimento alla posizione giuridica, sono
presenti 43 detenuti con condanna definitiva, 72 imputati (in attesa
di primo giudizio), 56 appellanti e 21 ricorrenti;
i detenuti con una posizione mista sono 82. Fra i reclusi ve ne sono
anche alcuni con condanna all’ergastolo ostativo.
I
detenuti stranieri sono 8;
i
tossicodipendenti (soprattutto da cocaina) sono 27; i casi
psichiatrici accertati sono 5.
Il fatto che la percentuale di detenuti stranieri risulti
significativamente più bassa della media nazionale dipende dal fatto
che i soggetti sottoposti al regime di alta sorveglianza sono per lo
più imputati di reati di stampo associativo mafioso tra i quali gli
immigrati sono un'infima minoranza, gli stranieri che passano per
l'istituto sono per lo più imputati di reati di terrorismo
internazionale per cui è previsto il medesimo regime carcerario dei
reati di mafia.
Accanto
al sovraffollamento, un’altra grave criticità è rappresentata
dalla carenza di agenti di polizia penitenziaria: a
fronte dei 229 agenti previsti dalla pianta organica,
gli agenti assegnati all’istituto sono 201 e quelli
effettivamente in servizio sono 172.
Il
nucleo traduzioni
della casa circondariale Bicocca, competente per tutti gli istituti
penitenziari della provincia di Catania, può
contare su 103 agenti. Nel 2015 si è registrato un suicidio di un
agente in servizio al nucleo traduzioni.
Gli educatori
previsti dalla pianta organica sono 6, mentre quelli assegnati ed
effettivamente in servizio sono 3.
L’assistenza
psicologica ex art. 80
dell’Ordinamento penitenziario (funzione di osservazione e
trattamento) è
del tutto inadeguata: soltanto 12 ore mensili,
appena sufficiente – a detta del direttore – al mero censimento
delle
patologie presenti. Nei fatti nessuna terapia è possibile oltre alla
somministrazione di psicofarmaci.
Ciascun
detenuto dispone di 4 ore d’aria al giorno
(2 al mattino e 2 nel pomeriggio), da trascorrere nel
cortile-passeggio. Chi va a scuola esce dalla cella tra le 8 e le 12
per frequentare ed usufruisce di un'ulteriore periodo d'aria tra le
15 e le 17. Data la natura di alta sorveglianza dell'istituto, non è
applicata alcuna misura di “corridoi aperti” nei bracci.
Nel
carcere di Bicocca sono attivi corsi scolastici di scuola elementare,
media e istituto alberghiero; la
percentuale dei detenuti impegnati in attività scolastiche è alta,
intorno al 65%;
i locali adibiti ad aule scolastiche si presentano in buone
condizioni ed adeguatamente attrezzati con cucina e sala per le
esercitazioni. È inoltre presente un bel teatro con un'ottantina di
posti, quinte, scene ed impianto di amplificazione realizzato con un
finanziamento ministeriale su progetto di un detenuto che ha ideato
una particolare copertura per riutilizzare un cortile interno
precedentemente inutilizzato.
Sono
pochi, invece, i detenuti che lavorano: soltanto 35,
tutti alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria.
All’interno
delle sezioni sono presenti delle piccole palestre, alcune delle
quali attualmente sono interessate da lavori di ristrutturazione
effettuati grazie a personale detenuto.
Tutti i detenuti
effettuano con regolarità i colloqui con i loro familiari; le sale
per i colloqui sono state ristrutturate e oggi si presentano in buone
condizioni e, in aderenza al dettato normativo, non presentano più
il muretto divisore. Nel carcere di Bicocca, sebbene vi siano ampi
spazi esterni, non è presente un’area verde attrezzata per il
colloquio dei detenuti con i figli minori.
Il
carcere è a tutt’oggi privo di un funzionante impianto di
riscaldamento;
secondo quanto riferito dal direttore, entro alcuni mesi verrà
effettuata e ultimata la ristrutturazione del sistema di
riscaldamento che in pratica, fin dall'apertura, a Bicocca non ha mai
funzionato. Il direttore lamenta la “beffa” di un ricorso
amministrativo avverso alla gara per gli impianti che ha purtroppo
ritardato agli inizi di febbraio 2016 i lavori di messa con consegna
prevista a marzo, quando ormai il peggio dell'inverno sarà passato.
Il problema del riscaldamento è certamente il principale lamentato
dai detenuti. Sebbene la visita abbia avuto luogo un giorno
eccezionalmente tiepido per la stagione, tutti i detenuti erano
pesantemente vestiti e possiamo testimoniare che la temperatura
percepita all'interno della struttura appariva notevolmente più
bassa che all'esterno della stessa. La questione “meteorologica”
è molto sentita all'interno del carcere perché d'estate il problema
è simmetrico con il caldo laddove il rimedio non è neanche
ipotizzabile. Colpa di una struttura “vecchia” di soli trent'anni
ma che fin dall'apertura dimostrava una pessima realizzazione degli
isolamenti, una scarsa qualità che è stata scontata negli anni da
quanti l'hanno abitata a prezzo di sofferenze e disagi.
Circa un mese fa
nel penitenziario è stato installato un impianto termico con
pannelli solari che assicura una costante ed efficace erogazione di
acqua calda negli ambienti detentivi e consente allo stesso tempo un
notevole risparmio sui costi dell’energia.
In conclusione,
la sensazione che rimane al termine di questa visita, dopo aver preso
atto delle risultanze delle altre visite radicali alle carceri di
tutt'Italia, è che, sebbene vi sia un modesto miglioramento nelle
condizioni dovuto alla riduzione del sovraffollamento (che comunque
permane) ed alla buona volontà di alcuni direttori, comandanti ed
educatori, nessun serio piano di riforma strutturale è al momento
previsto per risolvere strutturalmente gli annosi problemi che da sempre
caratterizzano il sistema penitenziario italiano. In particolare,
oltre ai gravissimi problemi infrastrutturali, rimangono
assolutamente insufficienti le misure volte alla formazione ed al
reinserimento dei detenuti perpetrando così il ruolo delle
istituzioni penitenziarie che le rende più accademie del crimine
dove si consolidano tradizioni criminali tramandate letteralmente di
padre in figlio. Fin quando non saranno garantite a tutti i detenuti
adeguate attività formative e lavorative che impegnino proficuamente
l'intera giornata, il carcere continuerà ad essere un enorme fattore
di spreco di risorse soprattutto umane nonché uno dei principali
responsabili del perpetuarsi delle condizioni di sottosviluppo
sociale che affliggono tante nostre città.
Ribadiamo
dunque che la
riforma strutturale della giustizia in Italia comincia
necessariamente con AMNISTIA ed INDULTO.
Due misure che sole sono in grado di creare le condizioni affinché,
grazie all'alleggerimento dei carichi degli uffici giudiziari ed alla
deflazione penitenziaria, si possa completamente ripensare il ruolo
del carcere nella società che vada
concepito più come un'istituzione formativa che punitiva, dove la
detenzione in cella sia
applicata
solo quando vi è reale necessità di mettere qualcuno in condizione
di non nuocere ad altri e per il minor tempo possibile e dove
invece
la maggior parte del tempo viene
impiegato per migliorare sé stessi e non perduto nell'ozio forzato
della cella. Perché
ciò sia possibile è necessario che la detenzione carceraria divenga
un ipotesi residuale anche nel diritto penale e che invece la maggior
parte delle delle misure penali si concreti in misure alternative al
carcere anche riconducendo al diritto penale pene oggi impropriamente
comminabili per via amministrativa (ritiro del passaporto, della
patente, ecc.) sebbene abbiano un significativo impatto sulla libertà
personale.
La
Delegazione Radicale
Radicali
Catania
Per
info e contatti:
Luigi
Recupero (segretario Ass. Radicali Catania) – 339,5779140