martedì 29 aprile 2014

Carceri inumane: il caso di Giarre. Mozione Radicali Catania

Documento dell'associazione Radicali Catania sulla morte di Nicola Sparti nel carcere di Giarre (CT) il 25 aprile.

Quella del giovane Nicola Sparti è l'ennesima morte in carcere che poteva - e doveva - essere evitata!
Ci chiediamo perché Sparti si trovava ancora ristretto in carcere se i medici - come ha dichiarato il provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria - avevano certificato per ben due volte che le sue condizioni di salute non erano compatibili con il regime carcerario? Le condizioni carcerarie denunciate dal suo avv. Enzo Merlino e dal medico legale Edoardo Tusa - intervistati da Sergio Scandura di Radio Radicale - prefigurano purtroppo il classico caso nel quale nessuno risulterà responsabile.

Segnaliamo che le condizioni di degrado e di abbandono del carcere di Giarre sono state dettagliatamente descritte nell'interrogazione parlamentare presentata da Rita Bernardini dopo una visita a sorpresa effettuata il 3 aprile 2011; in questa interrogazione (a cui i ministri interrogati non hanno fornito alcuna risposta) vengono sottolineate le gravissime criticità dell'istituto in particolare sotto il profilo dell'assistenza sanitaria e della carenza di agenti di polizia penitenziaria, nonché in relazione al ruolo e ai ritardi della magistratura di sorveglianza.
  
L'associazione Radicali Catania si 'limita' a denunciare che, nel complessivo degrado della condizione delle carceri in Italia, la Sicilia è appesantita da fatti politici che aggravano ulteriormente il grado di afflizione cui sono sottoposti i detenuti nell'isola.
Nel caso di Nicola Sparti, quarantacinquesimo decesso in carcere dall’inizio del 2014, riteniamo molto probabile che siano intervenute, perlomeno come concause, almeno le seguenti inadempienze specificamente imputabili alla Regione:
   - mancato completamento del passaggio delle competenze della sanità carceraria dall'amministrazione penitenziaria alle ASP (competenza regionale). E' emerso che Sparti si trovasse in cella collegato ad un ventilatore polmonare che lo costringeva a dormire appoggiato su di un tavolo perché non era collegabile al letto. Chiediamo, chi ne aveva la responsabilità medica?
   - mancata nomina da oltre sette mesi del Garante dei detenuti per la Sicilia. Il fatto è tanto più grave in quanto l'ufficio del Garante dipende direttamente dalla presidenza della regione Sicilia. Un efficiente ufficio del Garante avrebbe potuto dare migliore interazione con il magistrato di sorveglianza per condizioni di detenzione più adeguate come i domiciliari richiesti dai familiari. Ciò, sebbene, in questo caso, la difesa sembra aver esperito ogni possibile mezzo legale come la sospensione della pena o in subordine, la detenzione domiciliare.
Radicali Catania esprime piena solidarietà ai familiari di Nicola Spartì.

Indipendentemente dal fatto specifico però, anche solo le due menzionate inadempienze sono foriere di altre morti evitabili nelle carceri siciliane.
 
Chiediamo:
   - Che venga pienamente completato il passaggio della sanità penitenziaria alla competenza regionale (ASP) incrementando i livelli di assistenza. Troppe volte, purtroppo non solo in carcere, non vengono garantiti i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e questo caso sembra proprio uno di quelli.

   - Che venga ricostituita un'autorevole figura del garante regionale dei detenuti, oggi sminuita in carica onorifica inadeguata alla funzione, e che, a tale carica, venga nominata persona di comprovato indipendente impegno nella denuncia delle attuali degradanti condizioni delle carceri siciliane. Ciò anche perché, allo stato, esiste un ufficio del Garante che ci risulta consti di circa 15 dipendenti con tanto di dirigente ma che privo di alcuna guida politica è sostanzialmente paralizzato nelle proprie attività. Se tarda la nomina del garante, vorremmo sommessamente suggerire di chiudere l'ufficio e di trasferire tale qualificato personale ad altre mansioni. Ad esempio, nella rinnovata sanità penitenziaria regionale.
L'associazione Radicali Catania denuncia, in base ad informazioni raccolte direttamente, il persistere, in pressocché tutte le carceri siciliane, di condizioni detentive inumane e degradanti, e non sola per la violazione del limte di spazio di tre metri per detenuto, già di per sé tortura. Soprattutto per la mancata implementazione di misure atte a favorire il reinserimento dei detenuti (assoluta mancanza della funzione rieducativa della pena) e tutte quelle altre misure che possano concorrere ad una espiazione che non sia tortura. Eppure tutte le ricerche mostrano che la recidiva criminale varia notevolmente a seconda delle condizioni di detenzione e delle possibilità rieducative offerte.
Radicali Catania aspira a un sistema di sanzionamento penale nel quale la detenzione penitenziaria sia realmente residuale nel sistema della pena, sufficiente a mettere in condizioni di non nuocere il minor tempo possibile chi si trovi in uno stato di pericolosità per gl'altri.

L'associazione Radicali Catania aderisce al Satyagraha "abbiamo contato gli anni, ora contiamo i giorni" invitando i propri iscritti e simpatizzanti ad un giorno di sciopero della fame collettivo fissato per giovedì 1 maggio per lottare contro queste condizioni carcerarie inumane e degradanti.

giovedì 24 aprile 2014

Vittoria ha pieno diritto a rettificare il suo sesso


L’associazione Radicali Catania sostiene la lotta di Vittoria affinché venga disposta dal Tribunale la rettifica del proprio atto di nascita anche in assenza di preventivo trattamento di chirurgia demolitiva-ricostruttiva. 

La lg 164 del 14 aprile 1982 “legittima una rettificazione di sesso anche in assenza di preventivo intervento chirurgico, in quanto prevede solo che debba essere autorizzato quando necessario,” quando cioè il soggetto viva “un atteggiamento conflittuale di rifiuto nei confronti dei propri organi genitali” mentre laddove “non sussista tale conflittualità non è necessario l’intervento chirurgico per consentire la rettifica dell’atto di nascita,” come afferma la decisione del Tribunale di Rovereto in data 3 maggio 2013. Tale sentenza si aggiunge a quelle del 1997, 2011 e 2012 del Tribunale di Roma.

Nei paesi dell’Unione europea le persone transgender che non si sono sottoposte a operazioni o trattamenti e che non si identificano, in tutto o in parte, col sesso all’anagrafe, si stima siano un milione e mezzo.

Regno Unito, Spagna, Portogallo, Germania, Austria sono paesi nei quali il riconoscimento giuridico dell’identità di genere non deve necessariamente dipendere dall’intervento demolitivo e ricostruttivo dei genitali, rispondendo così al pronunciamento 2003 la Corte europea dei diritti umani.

La storia di Vittoria conferma che “l’equilibrio psico-fisico della persona transessuale non implica necessariamente l’adeguamento chirurgico dei genitali, che al contrario spesso viene forzato dalla necessità di “regolarizzare” una situazione intermedia nella quale la persona transessuale e’ soggetta a stigmatizzazione sociale, discriminazione, privazione dei diritti fondamentali, tra cui il diritto alla riservatezza dei dati personali sensibili, quali quelli relativi alla salute ed alla vita sessuale. 

L’intervento chirurgico diviene in altri termini per alcune persone un “intervento forzato” in assenza del quale la persona e’ privata della dignità e dei diritti di cittadinanza”. (dalla proposta di legge presentata nel 2006 dai deputati Rosa nel pugno)

Radicali Catania esprime piena solidarietà alla ventitreenne catanese Vittoria che con la sua disponibilità a raccontare di sé pubblicamente e alla stampa si fa portavoce di molte persone che per motivi personali e sociali non riescono o possono farlo.

venerdì 11 aprile 2014

Satyagraha radicale: sabato 12 aprile presidio in piazza Lanza

Sabato 12 aprile dalle 10,30 alle 12,00
presidio - piazza Lanza, Catania
Satyagraha radicale per l’Amnistia e la Giustizia

Rita Bernardini ha ormai raggiunto un mese e mezzo di sciopero della fame 
Carceri - Domani presidio davanti al carcere di piazza Lanza.
Da un mese e mezzo Rita Bernardini è in sciopero della fame per amnistia, indulto e riforma della giustizia.
Tra un mese e mezzo scade l’ultimatum della Corte europea dei Diritti dell’Uomo.
Il 28 maggio scadrà il termine dato, dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo all'Italia, per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario e assicurare negli istituti di pena condizioni di vita non lesive della dignità della persona. Ultimatum contenuto nella sentenza pilota “Torreggiani” con cui la corte di Strasburgo ha condannato lo Stato italiano per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo che, sotto il titolo “proibizione della tortura”, recita: “nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani e degradanti”.
Le carceri italiane attualmente ospitano 60.167 detenuti in locali adibiti per 43.547 persone. Questi dati - fortemente sollecitati dalla segretaria Rita Bernardini e finalmente resi noti dal Dap lo scorso 2 aprile - tengono conto del fatto che in questo momento, nelle 205 strutture penitenziarie attive sul territorio nazionale, quasi 5000 posti detentivi sono indisponibili per ragioni di inagibilità o per esigenze di ristrutturazione.
A un mese e mezzo dal 28 maggio abbiamo circa 17.000 detenuti in più rispetto ai posti regolamentari effettivamente disponibili. Siamo in una situazione di persistente violazione dei diritti umani. Situazione che non può essere tollerata e che espone il nostro Paese al rischio di pesantissime sanzioni pecuniarie.
Sabato 12 aprile dalle 10,30 alle 12,00 davanti alla casa circondariale di piazza Lanza avrà luogo un presidio a sostegno dell’iniziativa nonviolenta di Rita Bernardini, giunta al 43° giorno di sciopero della fame nell’ambito del Satyagraha radicale per l’Amnistia e la Giustizia.
Insieme a militanti ed esponenti radicali, sarà presente l’avvocato Vito Pirrone, presidente dell’Associazione Nazionale Forense – sezione distrettuale di Catania.
Ti aspettiamo!