Anche il Comune di Catania ha istituito il Registro delle
unioni civili. E’ successo ieri, 13 marzo 2014, con ventitré voti favorevoli,
uno contrario e dieci astenuti su 34 presenti. Trattandosi di un Regolamento
era indispensabile la maggioranza assoluta di ventitré, ottenuta stentatamente
anche a causa delle assenze dei consiglieri di maggioranza. Assenze rimarcate
dall’opposizione, per voce di Giuseppe Castiglione
di Grande Catania che ha lungamente polemizzato all’arrivo del sindaco Bianco intervenuto
a sorpresa per incoraggiare l’approvazione del Regolamento.
Tale approvazione infatti è stata un processo lungo ed
estenuante. Per arrivare alla votazione l’Assemblea ha attraversato cinque ore
di interventi contrastanti, contraddittori e poco tecnici. Non solo, sono serviti
due mesi per arrivare in aula. La Delibera è stata approvata dalla Giunta
il 23 dicembre 2013, successivamente commissioni e consultazioni si sono
susseguite portando a Palazzo degli Elefanti le parti sociali come le
associazioni che si battono per i diritti omosessuali, ad esempio l’Arcigay, e
i rappresentanti delle diverse Chiese, dalla Valdese alla Comunità di Sant’Egidio.
La spaccatura di fronte quest’atto formale è palesata anche
dai pareri espressi dai gruppi consiliari e dalle circoscrizioni. Il X e XI
gruppo consiliare ha espresso parere non favorevole e il XII non ha espresso
parere. Delle sei municipalità solo tre si sono pronunciate positivamente, la seconda e la sesta si sono astenute e la prima si è
dichiarata non favorevole.
L’introduzione del vicesindaco Marco Consoli, invitava a un “voto di
coscienza” non dimenticando di sottolineare il suo essere “cattolico fiero” per
rispondere a chi ha definito il Registro delle unioni civili un attacco “al
principio legato al valore della famiglia”. Non abbiamo però da lui sentito
parole sulla realtà concreta, sul concetto di legame affettivo e su cittadini reali
come gli omosessuali.
Nel suo appello, il Sindaco Enzo Bianco, ha definito il Regolamento e il voto
favorevole “atto di civiltà”, puntando sul fatto che “quasi 200 città in Italia
hanno il Registro delle unioni civili” -centocinquanta in verità- e che Catania
non può non rispondere alle indicazioni del Parlamento europeo e della Corte di
Cassazione espresse nella primavera del 2012. Anche da lui un accenno alle
concrete problematiche che incontrano i conviventi senza possibilità di
riconoscimento non è stato fatto.
Momento introduttivo del vicesindaco Consoli, alla sua sinistra il Sindaco intervenuto a sorpresa in aula |
“E’ un atto formale che non cambia lo stato delle cose. E’
la richiesta del mondo che cambia. La società ci chiede di adeguarci. Non mi
piego alle polemiche, questo Regolamento è necessario alle coppie omosessuali
che altrimenti non hanno opportunità di formalizzare il loro rapporto. Sono
partito pensando che l’omosessualità fosse una malattia, ho capito che non è
così. Non capisco come possa essere visto come attacco alla famiglia. Parliamo
del gioco d’azzardo. Quante famiglie ha distrutto?” dichiara Antonino Tringale l’unico
consigliere d’opposizione ad aver dato voto favorevole.
Solo qualche eccezione quindi in un dibattito che ha conservato
il suo carattere partitico e moralistico trascurando gli aspetti tecnici e l’analisi
di ciò che effettivamente conquisteranno le coppie registrandosi come unione
civile.
“ Ho letto il
regolamento” ci racconta Giovanni Caloggero ex presidente dell’ArciGay Catania seduto
nella tribuna insieme a noi, ai molti compagni di movimento e ai rappresentanti
di CataniaBeneComune, “sono sei articoli che di certo non hanno la valenza di
un’azione del legislatore nazionale. Mancano aspetti fondanti per una coppia come
la reversibilità della pensione, ma ci sono piccoli segnali di apertura
importanti, ad esempio l’accesso alle visite in ospedale o in carcere, il
diritto ad intervenire e condividere le decisioni sanitarie” . E ancora, accedere
ai contributi per l’affitto dell’alloggio, entrare in graduatoria per le
assegnazioni delle case popolari, usufruire di agevolazioni di coppia in ambito
sportivo. “Resta un riconoscimento formale di grande importanza” soprattutto
per le coppie omosessuali conclude Caloggero.
“Sai che c’è” sorride Luca uno degli
attivisti Arcigay in compagnia di un’amica transessuale evidentemente
emozionata per l’evento “non so se mai mi registrerò ma so che posso farlo. Già
conquistare la libertà di scelta mi riempie di gioia”.
“Assicureremo a tutte le coppie di fatto catanesi conviventi,
una volta iscritte nel registro delle unioni civili, il principio di parità nei
confronti di quelle sposate, riconoscendo loro gli stessi diritti in materia di
sanità e servizi sociali, casa, sport e tempo libero, diritto di cittadinanza e
partecipazione” così commenta il risultato il presidente del Consiglio comunale Francesca Raciti.
In realtà non è un grande passo a livello di diritti, lontana la parità con le coppie sposate. E', però, un'apertura nuova e simbolicamente importante soprattutto per le coppie gay.
L'unione civile viene definita "stabile convivenza
tra due persone maggiorenni non legate da vincoli matrimoniali ma affettivi o
da motivi di reciproca assistenza materiale e morale".
Per chiedere l'iscrizione nel Registro unioni civili bisognerà essere residenti a Catania e abitare insieme da almeno un anno.
Per chiedere l'iscrizione nel Registro unioni civili bisognerà essere residenti a Catania e abitare insieme da almeno un anno.
M. Daniela Basile
(14 marzo 2014)